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350
opere di artisti russi fra Ottocento e Novecento fra cui: |
Nikolaj
Pavlovich Akimov
Char’kov (Ucraina) 1901- Leningrado 1968
Regista, disegnatore e scenografo teatrale e cinematografico. Nasce a
Char’kov, suo padre è impiegato delle ferrovie. Nel 1904,
la famiglia si trasferisce a San Pietroburgo, dove Nikolaj frequenta il
ginnasio. Nel 1914, intraprende lo studio della pittura presso la Società
per l’incoraggiamento delle arti, lavorando nell’atelier di
S. Zeidenberg, quindi nel Nuovo Studio d’Arte sotto la direzione
di M. Dobuzhinskij e A. Jakovlev. I primi lavori sono per i manifesti
del Proletkult di Pietrogrado, nel 1918. Nel 1921, espone per la prima
volta alla Mostra Panucraina d’Arte di Char’kov e, nello stesso
anno, incomincia a lavorare per il teatro. Prima come scenografo, poi
come regista, lavora in teatri minori, infine al Teatro statale di arte
drammatica, dove, a partire dal 1924, inizia la sua collaborazione con
il regista N. Petrov. Nella sua intensa attività teatrale, ha allestito
più di 136 spettacoli di autori quali Shakespeare, Ibsen, Schiller,
Gogol’.
Nel 1928, incomincia a lavorare per il cinema. Espone a New York nel 1934
e, tre anni dopo, a Parigi. Dal 1954 al 1968 insegna all’Istituto
di teatro, musica e cinema di Leningrado e, negli stessi anni, è
direttore artistico, direttore e scenografo del teatro di prosa di quella
città.
Un posto importante nell’attività di Akimov occupa la galleria
dei ritratti dei suoi contemporanei: musicisti, registi, attori e attrici,
critici. Nel suo lavoro, impiega svariate tecniche: matita, inchiostro
di china, carboncino, guazzo, più raramente sanguigna e pastello.
Uno dei teatri di San Pietroburgo porta il suo nome.
Bozzetto
per il trucco per L’ispettore generale di Gogol’
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Natan
Isaevich Al’tman
Vinnitsa (Ucraina) 1889- Leningrado 1970
Pittore, scultore, scenografo, disegnatore, grafico, ritrattista, ceramista
di grande talento. Dopo gli studi alla Scuola d’arte di Odessa
sotto la direzione di K. Kostandi e G. Ladjzhenskij e dello scultore
L. Jorina (1901-1907), incomincia a esporre nel Primo salone Izdebskij
(1909).
S’iscrive all’Accademia russa di Maria Vasilieva a Parigi
(1910-1912) ed espone con la “Società degli artisti della
Russia del sud”, con “Il fante di quadri”, ecc. In
quegli anni, frequenta il gruppo “Appartamento n. 5” con
Bruni, Tatlin e altri. Sempre a Parigi, lavora nell’atelier di
V. Baranov-Rossine, poi trova uno studio a Montparnasse, nella colonia
di pittori chiamata La Ruche, conosce A. Archipenko, M. Chagall, D.
Shterenberg, S. Delaunay. Intanto, nel 1910, comincia il lavoro come
illustratore. Dal 1913, di ritorno a Mosca, espone con il “Mondo
dell’arte” (1913, 1915-1916) e partecipa a numerose altre
mostre con opere cubo-futuriste. Sono gli anni in cui l’artista
si avvicina allo stile dell’avanguardia.
Nel 1916, prepara alcuni bozzetti per scenografie teatrali. Nel 1917,
a Pietrogrado, fonda un’Associazione alla quale partecipano scrittori,
compositori, artisti e registi, come S. Isakov, I. Zdanevich, N. Punin,
S. Prokofiev, V. Majakovskij, V. Mejerhold. Nel 1918, per il primo anniversario
della rivoluzione, decora la piazza del Palazzo d’Inverno con
sculture astratte e costruzioni futuriste e (1921) prepara le scenografie
per il Mistero buffo di V. Majakovskij. Nel 1928, si trasferisce nuovamente
a Parigi, dove lavora alacremente fino al 1935, anno in cui torna a
Leningrado, per trascorrervi il resto della vita. Qui prosegue la sua
attività di pittore, ritrattista, illustratore e critico d’arte.
Nel 1929-1930, i suoi quadri sono esposti a New York e a Stoccolma,
nel 1936 a Mosca, due anni dopo a Leningrado. Nel 1937, vince la medaglia
d’oro all’Esposizione Internazionale di Parigi.
MUSEI. San Pietroburgo: Museo Russo; Mosca: Galleria Tret’jakov,
Museo Lenin, Museo teatrale A. Bachrushin; Museo di Perm’; Colonia:
Collezione Ludwig.
Paesaggio d’inverno. Alberi,
1928-1935
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Emmanuil
(Manuil, Manuk) Christoforovich Aladzhalov
Rostov sul Don 1862-Mosca 1934
Studia
presso la Scuola di pittura, scultura e architettura di Mosca, i suoi
maestri sono I. Levitan, A. Savrasov, V. Makovskij. Partecipa a varie
mostre a partire dal 1882, prima con la “Società degli amatori
dell’arte” (1892-1899), poi con gli “Ambulanti”
(1900-1902), con il “Mondo dell’arte” (Mir Iskusstva)
e con l’“Unione degli artisti russi” (1908-1917). Le
sue opere principali, sopra tutto paesaggi della Russia centrale, sono
esposte nei musei di Mosca, Jerevan, Jaroslavl’, Vologda, Astrakhan’,
Irkutsk, Perm’ e negli Stati Uniti. Dal 1902, ha insegnato all’Istituto
artistico Stroganov.
Radura
nel bosco
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John
Augustus Atkinson
Londra 1775- Londra 1833 ca.
Pittore,
acquafortista. Quando suo zio, l’incisore James Walker, entra nel
1784 alla corte di Caterina la Grande, a San Pietroburgo, il giovane John
Atkinson lo accompagna. Per l’imperatrice e per Paolo I dipinge
quadri della storia russa, quali Una vittoria dei Russi sui Tartari e
Il battesimo del granduca Vladimir, conservati al Castello Michailovskij.
In seguito, diviene insegnante di disegno del futuro zar Alessandro. Di
ritorno a Londra, nel 1801, fa diverse acqueforti con paesaggi e costumi
russi. Nel 1821, pubblica Rappresentazione pittoresca dei Russi, con un
centinaio di tavole a colori. Nel 1815, parte per Waterloo con Davis England
e, in collaborazione, dipingono un quadro della battaglia, il cui bozzetto
è conservato al British Museum. Espone dal 1803 al 1833 alla Royal
Academy di Londra.
MUSEI. San Pietroburgo: Museo Russo; Dublino; Londra; Manchester.
Veliero,
1804
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Rostislav
Nikolaevich Barto
Mosca 1902-Mosca 1974
Pittore
e grafico. Studia pittura al Vchutein di Mosca, sotto la direzione dei
maestri V. Favorskij, I. Nivinskij, P. Pavlinov e A. Shevchenko (1922-1930).
Fra il 1926 e il 1928, partecipa a numerose mostre, tra cui quelle organizzate
dalla “Corporazione dei pittori”, a Mosca. Nel 1932, è
presente alla Biennale di Venezia. Mentre nei primi anni, Barto utilizza
una tavolozza dai colori contrastanti, negli anni trenta indirizza la
sua ricerca grafica verso il “tipo”, come nei lavori La turca,
L’armena, La donna orientale (1930), ritratti monocromi molto caratterizzati
e intensi. Nel 1935, espone a Londra. Fra i suoi allievi il grande pittore
Aleksej Lazykin (1928).
MUSEI. Mosca: Galleria Tret’jakov; San Pietroburgo: Museo Russo;
Perm
Ritratto
di uomo, 1968 |
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Arthur
Janovich Baumanis (Bauman)
Riga (Lettonia), 4 gennaio 1866-6 agosto 1904
Nasce a Riga, suo padre è un noto architetto. Trasferitosi a
San Pietroburgo, frequenta come uditore l’Accademia di Belle Arti
(1885-1892), con K. Venig. Partecipa alle attività del “Circolo
Rukis” (Il lavoratore), orientato allo sviluppo dell’arte
lettone e fondato da studenti, giovani artisti, compositori, scultori,
pittori, tutti provenienti dalla Lettonia, laureati all’Accademia,
al Conservatorio e all’Istituto artistico del barone Stieglitz
(tra essi, lo scultore T. Zalcaln, il pittore V. Purvit e altri). Il
movimento presenta molte affinità con il programma degli “Ambulanti”.
Nel 1896, Baumanis espone alla mostra etnografica lettone, a Riga. Dopo
il 1900, si stabilisce nella sua città natale, dove partecipa
alla Società per l’incoraggiamento delle arti. Le sue opere
sono conservate nei musei della Lettonia.
Golfo
finlandese
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Vladimir
Ivanovich Bejer
San Pietroburgo 1868-(Leningrado) 1945
Pittore,
scenografo, insegnante. Dopo i primi studi all’Istituto artistico
Stieglitz, a San Pietroburgo, frequenta l’Accademia di Belle Arti,
laureandosi nel 1866 con medaglia d’oro per un dipinto raffigurante
una scena biblica. A partire dal 1893, incomincia a lavorare come insegnante
di disegno in diverse scuole di San Pietroburgo e scrive libri per la
didattica. Fra il 1901 e il 1917 è membro e, poi (1915), presidente
della “Società degli insegnanti di disegno”. Dopo la
rivoluzione, partecipa all’“Unione degli artisti”, nella
quale rappresenta gli insegnanti. Nel 1921, organizza a Pietrogrado il
primo teatro per bambini (Tuz), attivo tuttora, dedicandosi prevalentemente
alla scenografia. Nel 1932, viene insignito del titolo di artista benemerito
della Russia.
Le sue opere sono esposte nel Museo del Teatro (Tuz) di San Pietroburgo.
Campo
di fiori
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Aleksandr
Fiodorovich Belij
Regione di Kherson 1874-Leningrado 1934
Paesaggista. Studia alla Scuola d’arte di Odessa, poi, dal 1894
al 1900, all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, con il
maestro A. Kiselev. Nel 1902, incomincia a insegnare alla Società
per l’incoraggiamento delle arti. Dopo il 1917, partecipa a numerose
esposizioni. Negli anni venti, dipinge manifesti e quadri su temi propagandistici.
Partecipa alle esposizioni organizzate dall’“Associazione
degli artisti” e dalla “Società A. Kuindzhi”.
Le sue opere sono custodite nei musei di Mosca, San Pietroburgo, Tver’
e Kalinin.
La
strada che attraversa il bosco. Ponte
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Elisaveta
Mercur’evna Bem (Endaurova)
San Pietroburgo 1843-San Pietroburgo 1914
Pittrice,
acquarellista, illustratrice, studia alla Società per l’incoraggiamento
delle arti di San Pietroburgo (1857-1864) con I. Kramskoij. In seguito,
apprende la tecnica dell’acquarello. Fra il 1870 e il 1890, lavora
come illustratrice, collaborando con le riviste per bambini “Giocattolino”
e “Piccino” e disegnando cartoline postali. È presente
nelle mostre organizzate tra il 1880 e il 1914 dal “Circolo degli
acquarellisti russi”, di cui diviene membro nel 1887. Nel 1907,
viene riconfermata nell’“Associazione imperiale degli acquarellisti
russi”. È tra i fondatori, nel 1903, della “Società
delle mostre d’arte ambulanti siberiane” (Obscestvo Sibirskich
Peredviznich Vistavok) e partecipa alla prima mostra organizzata da quest’ultima
a Tomsk e a Krasnojarsk (Siberia). Un ritratto di Elisaveta Bem, dipinto
dal pittore N. P. Bogdanov-Belskij, è esposto nel Museo Russo di
San Pietroburgo.
MUSEI. Kursk; Saratov; Perm’.
La
piccola principessa che scrive
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Albert
Nikolaevich Benois
San Pietroburgo 1852-Parigi 1936
Nasce,
primo di nove figli, in una famiglia colta, cosmopolita, di origine francese,
tedesca e italiana, residente a San Pietroburgo. La madre è Camilla
Cavos, di origine veneziana, il padre, Nikolaj L. Benois, è accademico
e architetto.
Fratello maggiore di Aleksandr, studia arte e architettura all’Accademia
di Belle Arti, dove il suo maestro è Luigi Premazzi. Nel 1877,
riceve il titolo di “pittore-architetto di primo grado”. Dal
1874, partecipa a numerose mostre in Russia e all’estero: la sua
fama di acquarellista arriva fino in Africa, in Asia e in Europa occidentale.
Dal 1883 al 1885, è borsista dell’Accademia di Belle Arti
in Germania, Francia e Spagna. Nel 1884, viene nominato accademico, l’anno
dopo, professore. È tra i fondatori dell’“Associazione
degli acquarellisti russi”. Dal 1898, è conservatore capo
del Museo Russo. Nel 1924, emigra in Francia. Molte sue opere sono custodite
nei musei di Mosca, San Pietroburgo, Irkutsk, Volgograd, Perm’,
Kiev, Parigi.
Le
tre galline
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Vitol’d
Kaetanovich Bialinitskij-Birulia
Krynki (provincia di Moghilev) 1872-Mosca 1957
Disegnatore,
pittore di paesaggi della Bielorussia, occupa un posto interessante nella
giovane scuola russa. Studia a Kiev, alla Scuola d’arte (1885-1889),
sotto la guida di N. Murashko, poi alla Scuola di pittura, scultura e
architettura di Mosca (1889-1897) con i maestri I. Prjanishnikov, V. Polenov
e S. Korovin. Incomincia a esporre nel 1891, partecipa al movimento degli
“Ambulanti”, di cui diviene membro nel 1904. Viene nominato
accademico nel 1908, e premiato a Monaco e a Barcellona. Nel 1922, si
unisce all’“Associazione dei pittori della Russia rivoluzionaria”
(AKhRR), che espone a New York e, nel 1927, partecipa all’Esposizione
di Mosca in occasione del decimo anniversario della rivoluzione.
MUSEI. Mosca: Galleria Tret’jakov; Omsk: Museo M. Vrubel’;
Perm’; Sverdlovsk.
Case
sulla riva dello stagno, 1907 |
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Vijceslav
Pavlovich Bjchkov
Jaroslavl’ 1877-Jaroslavl’ 1954
Da
Jaroslavl’, sul fiume Volga, si trasferisce a Mosca, dove studia
alla Scuola di pittura, scultura e architettura sotto la guida di A. Archipov,
N. Kasatkin e V. Serov e, dopo il 1903, di K. Korovin. Dal 1896, comincia
a esporre le proprie opere nelle mostre degli “Ambulanti”
in quelle organizzate dall’”Unione degli artisti russi”.
Fra il 1908 e il 1928, partecipa alla “Società degli artisti
di Jaroslavl”. Dopo la rivoluzione, diviene membro della “Società
degli artisti della corrente realista” (1927-1932). Nel 1950, allestisce
la sua personale a Mosca.
MUSEI. Mosca: Galleria Tret’jakov; Jaroslavl’: Museo di Belle
Arti.
Lo
zar Pietro il Grande osserva la nave straniera che entra nel porto, 1896 |
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Grigorij
Michailovich Bobrovskij
Vitebsk (Bielorussia) 1873-Leningrado 1942
Ritrattista
e paesaggista, dal 1893 al 1900 è allievo di Il’ja Repin
all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, dove si laurea nel
1900, con il titolo di “artista libero”. Insegna alla Società
per l’incoraggiamento delle arti fra il 1905 e il 1917, entra nell’“Unione
degli artisti russi”, espone con il “Mondo dell’arte”
(1911) in patria e a Monaco, vincendo due medaglie d’oro. Nel 1919,
viene nominato accademico. Dopo la rivoluzione, continua a insegnare a
Pietrogrado presso la Scuola tecnica superiore (1921-1923). Nel 1924,
espone a New York. Nel 1947, la città di Leningrado gli dedica
una mostra postuma.
MUSEI. San Pietroburgo: Museo Russo; Astrakhan’; Krasnodar.
Pagliaio |
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Nikolaj
Nikanorovich Dubovskoij
Novocherkassk (provincia di Rostov, sul Don) 1859-Pietrogrado 1918
Nasce
in una famiglia di cosacchi del Don, studia all’Accademia di Belle
Arti di San Pietroburgo, sotto la direzione del maestro M. Klodt (1877-1881),
uno dei fondatori del movimento degli “Ambulanti”. Nella mostra
che questi organizzano nel 1884, espone il paesaggio Inverno, che viene
acquistato da Pavel Tret’jakov, fondatore e proprietario dell’omonima
celebre Galleria. Dal 1886, è membro degli “Ambulanti”.
Nel 1900, partecipa all’Esposizione Universale di Parigi. Nel 1910,
diviene membro della “Società A. Kuindzhi” e, nel 1911,
viene nominato professore all’Accademia. La sua specialità
sono i paesaggi. Le sue opere si trovano alla Galleria Tret’jakov,
al Museo Russo di San Pietroburgo e in altri musei.
Chamonix,
1893 |
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Vladimir
Vasil’evich Lebedev
San Pietroburgo 1891-(Leningrado) 1967
Terminato
l’Istituto commerciale, intraprende lo studio della pittura presso
l’atelier di A. Titov (1909) e di F. Rubo (1911) a San Pietroburgo.
Dal 1912 al 1914, segue un corso alla Scuola di pittura, disegno e scultura
di M. Bernstein e L. Shervud. Negli stessi anni (1912-1916), frequenta
come uditore la Scuola superiore d’arte presso l’Accademia.
Nel 1912, visita la mostra 100 anni di pittura francese, che ha una notevole
importanza nella sua formazione artistica. Dal 1911 al 1917, si dedica
all’illustrazione di libri per bambini e della rivista “Satyrikon”,
mentre dal 1918 al 1921 è professore presso gli Studi liberi di
Pietrogrado e realizza numerosi manifesti politici.
Inizia la sua ricerca con le Nature morte (anni venti). Sono di quel periodo
Natura morta con caffettiera, Natura morta con scarpa, ecc. Il pittore
combina superficie e volume, come nelle vecchie insegne, e per riprodurre
la materialità dell’oggetto usa diversi mezzi pittorici e
accosta legno, carta, metallo. Già s’ispira per questi lavori
alle idee di Tatlin. Altri lavori si avvicinano al cubismo, come, per
esempio, Cubismo 1 (1922) e Cubismo 2, entrambi al Museo Russo.
Negli anni 1920-1925, con la serie La lavandaia e con le Composizioni
astratte del 1921-1922, s’impadronisce definitivamente dei principi
del cubismo, unendo la semplicità delle insegne all’attenzione
per le forme geometriche.
Insieme con V. Majakovskij, è uno degli organizzatori delle Finestre
dell’Agenzia di stampa “Rosta”, di cui dirige la sede
di Pietrogrado, insieme con V. Kozlinskij. I suoi manifesti (Il fannullone,
Lo speculatore, Il menscevico) creano altrettanti tipi. Il suo nome ha
caratterizzato un’intera epoca nel manifesto politico degli anni
venti. Basandosi sulla tradizione della stampa popolare russa e sui principi
dell’avanguardia, Lebedev crea un proprio stile del manifesto attraverso
le forme geometriche e i colori.
Verso la metà degli anni venti, nelle sue opere traspare la caricatura,
che mette alla berlina i nuovi ricchi usciti dalla NEP, la Nuova politica
economica, cioè quelle misure adottate dal 1921 al 1929 per porre
fine al comunismo di guerra (requisizione forzata dei prodotti agricoli
e assenza di circolazione monetaria) e creare condizioni favorevoli allo
scambio dei prodotti agricoli e industriali. Ne nasce una ricca e variegata
galleria di personaggi, di cui è testimonianza la serie La nuova
vita quotidiana, dove vengono garbatamente presi in giro le abitudini,
i modi di vestire e di atteggiarsi della classe emergente. Crea, così,
le serie Il marciapiede della rivoluzione, Gli amori della teppaglia e
Nep.
Esiste poi un’altra faccia dell’artista, quella che si rivela
nella poesia e nella freschezza di dipinti quali Interni (1921) e, successivamente,
nei Nudi. Donna con chitarra, del 1930, riassume molto bene questa nuova
serie che s’integra con gli altri lavori di Lebedev, quali La chitarra
rossa, Chitarra e papavero, Chitarra e bottiglia verde, tutti degli anni
trenta.
Dal 1924 al 1936, è redattore nella sezione del libro per l’infanzia
presso la sede di Leningrado della Casa editrice di stato. Fra i suoi
lavori, le illustrazioni per L’elefantino di Kipling (1921). Seguono
quelle per L’uovo d’oro, La lepre, il gallo, la volpe (1923),
Il circo (1924), Il topolino stupido (1925), Ieri e oggi (1925), Il gelato
e Uno, due, tre, quattro, tutti libri del poeta Samuil J. Marshak, con
il quale Lebedev stringe un importante sodalizio artistico.
Un posto particolare nell’attività dell’artista occupa
il ritratto. Lebedev non ha mai fatto ritratti su commissione, ha ritratto
soltanto le persone che amava e che gli piacevano. Importanti quelli di
N. Nadezhdina (1927), di T. Shimariova (1934), di Adochka (1954) e della
moglie Ada Sergeevna Lazo (1958).
Nel 1928, diviene membro dell’associazione “Quattro arti”.
Dopo la guerra, riprende con entusiasmo il suo lavoro d’illustratore
per alcune favole: I tre orsi (1947), di L. Tolstoj, I gattini (1949),
di S. J. Marshak, La favola silenziosa (1958), Il bagaglio (1962).
Nel corso degli anni, la sua arte si arricchisce e raggiunge grande raffinatezza
nel colore di tipo impressionistico, mantenendo intatta la base costruttivista
della composizione. I suoi libri per bambini vengono ristampati ancora.
MUSEI. San Pietroburgo: Museo Russo; Musei di Tula e Jaroslavl’;
collezioni private.
Ritratto
della moglie del pittore, 1954 |
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Kazimir
Severinovich Malevich
Kiev (Ucraina), 11 febbraio 1878-Leningrado, 15 maggio 1935
Pittore,
illustratore, grafico, scenografo. Nasce in una famiglia di origine polacca,
studia alla Scuola di disegno di Kiev (1895-1896). Nel 1896, la famiglia
si trasferisce a Kursk. Il ragazzo scopre la pittura degli “Ambulanti”
attraverso alcune riproduzioni; con i suoi amici, organizza un gruppetto
artistico e sogna di andare a Mosca. Con i risparmi del suo lavoro di
disegnatore tecnico nelle ferrovie, riesce finalmente a partire. A Mosca,
s’iscrive alla Scuola di pittura, scultura e architettura (1904-1905).
Nel dicembre 1905, è sulle barricate. L’anno dopo, entra
nell’atelier di F. Rerberg (1905-1910). Nel 1907, espone per la
prima volta le sue opere alla mostra dell’“Associazione degli
artisti di Mosca”, l’anno dopo presenta Studi per un affresco;
nel 1910 partecipa con le Bagnanti all’esposizione del “Fante
di quadri”, promossa da Larionov e dalla Goncharova. Conosce A.
Exter e Varvara Stepanova. Nel 1911, nuova mostra accanto a V. Tatlin,
i fratelli Burljuk, la Goncharova e Larionov.Quando, nel 1912, questi
ultimi si staccano dal “Fante di quadri” e fondano un nuovo
movimento, “La coda dell’asino”, Malevich è presente
alla prima esposizione. Con lui, ci sono Chagall, Tatlin, Schevchenko
e altri. Kandinskij lo invita a Berlino alla seconda mostra del “Blaue
Reiter”, e lui manda una tela primitivista.
L’anno dopo (1913), partecipa con A. Kruchenjch e con l’amico
pittore e compositore M. Matjushin al I° Congresso dei futuristi,
nella dacia di quest’ultimo, in Finlandia, e lui stesso disegna
scene e costumi per l’opera cubo-futurista La vittoria del sole,
che va in scena al teatro Luna Park di San Pietroburgo. Nel 1914, espone
tre opere cubo-futuriste al Salon des indépendants, a Parigi; in
quello stesso anno, incontra Marinetti nel suo viaggio in Russia. Allo
scoppio della guerra, esegue vari manifesti di propaganda nello stile
lubok, che si richiama all’arte popolare russa e alle icone. Disegna
almanacchi futuristi e realizza quadri “transmentali” (termine
introdotto per la prima volta da A. Kruchenjch, nel 1913, nella Dichiarazione
della parola in quanto tale) o “alogici”, contro il naturalismo,
i pregiudizi e il buon senso dei filistei, come dirà lui stesso.
Nell’aprile 1915, alla mostra Tram V: prima mostra futurista di
quadri, presenta una rassegna delle sue opere, dal primitivismo al futurismo
e, nell’estate, lavora alacremente a una nuova maniera che lancerà
alla mostra 0.10: ultima mostra futurista di quadri con il nome di suprematismo,
il cui forte emblema è racchiuso nel famosissimo Quadrato nero
su fondo bianco, appeso diagonalmente. In quell’occasione, Malevich
presenta anche il suo manifesto, Dal cubismo al suprematismo. Il nuovo
realismo pittorico; l’anno dopo, lancia l’idea del giornale
“Supremus” (fra i redattori, A. Exter, L. Popova, O. Rozanova,
N. Udal’cova, I. Klijun), che però non verrà pubblicato.
Dopo la rivoluzione, diviene membro della “Federazione degli artisti
di sinistra”. L’anno dopo, realizza alcune pitture murali
per il congresso del comitato contro la povertà rurale, disegna
i costumi per Mistero buffo di Majakovskij, messo in scena nel primo anniversario
della rivoluzione da Mejerchol’d, a Pietrogrado.
Nel 1919, a Mosca, s’inaugura la XIX Mostra statale, intitolata
K. Malevich: dall’impressionismo al suprematismo, con centocinquantatre
opere dell’artista. Intanto, si accentua la distanza da Tatlin e
dal costruttivismo. In autunno, Chagall lo invita a Vitebsk, per insegnare
alla Scuola di pittura, ma fra i due sorgono contrasti in merito all’indirizzo
e ai programmi della scuola: Chagall dà le dimissioni e si trasferisce
a Mosca. A Vitebsk, Malevich fonda il gruppo “Unovis” (Sostenitori
della nuova arte), cui partecipano molti giovani studenti. Nel 1921, ritorna
a Mosca, dove tenta invano di entrare nell’Inchuk (Istituto di cultura
artistica). Allora, va a Pietrogrado; qui gli viene affidata la direzione
del Settore di teoria formale del Ginchuk, l’Istituto di cultura
artistica, dove viene raggiunto dai suoi allievi di Vitebsk. Nel 1923,
viene pubblicato il suo ultimo manifesto Specchio suprematista, che incontra
severe critiche.
In questo periodo, oltre a dedicarsi all’insegnamento e a collaborare
al lavoro della ceramica, disegna costruzioni per abitazioni e città
“cosmiche”, creando modelli in gesso: strutture tridimensionali
suprematiste slanciate verso il cielo (architektonj) o espanse in orizzontale
(planitj). Alcuni di questi modelli, accanto a un Quadrato, un Cerchio
e una Croce neri, vengono esposti alla XIV Biennale di Venezia (1924).
Nel 1927, si tiene una sua retrospettiva a Varsavia. Malevich coglie l’occasione
del viaggio per visitare Berlino e il Bauhaus, dove viene accolto con
grandissima ammirazione il 7 aprile 1927. Berlino gli dedica un padiglione
nella mostra che si tiene dal 7 maggio al 30 settembre.
Nel 1928, Malevich pubblica un articolo importante su Forma, colore, sensazione
nella rivista “Architettura contemporanea”. Intanto, prosegue
il dibattito con i costruttivisti. La sua situazione va facendosi sempre
più difficile; nel 1929, i responsabili dell’Istituto di
storia dell’arte di Leningrado lo costringono a dare le dimissioni;
l’anno dopo, in autunno, viene arrestato, interrogato e trattenuto
per due settimane (aveva subito un primo arresto al suo ritorno dalla
Germania). I suoi vicini di casa distruggono la maggior parte del suo
archivio. Nel 1932, il Museo Russo di Leningrado gli affida un laboratorio
di ricerca. Nel 1933, Malevich termina la sua biografia. Riprendendo la
pittura figurativa, sul filo della tradizione delle icone e, in parte,
del primo periodo della sua pittura, introduce effetti sorprendenti: dipinge
il proprio ritratto e quello della moglie, nella migliore tradizione rinascimentale.
Muore di cancro, nel 1935. In quell’anno, vengono esposte per l’ultima
volta le sue opere in Unione Sovietica (l’ostracismo terminerà
soltanto nel 1962). La municipalità paga le spese per i funerali;
una parte del suo atelier viene preso in consegna dal Museo Russo in cambio
di un contributo mensile alla famiglia. La sua salma viene prima esposta,
attorniata da opere dell’artista di differenti periodi, poi, chiusa
in una bara suprematista, disegnata dall’amico N. Suetin, portata
in corteo attraverso la città, accanto al Quadrato nero e, infine,
sepolta a Nemchinovska, vicino alla dacia dove era solito recarsi. A contraddistinguere
la sua tomba, un cubo e un quadrato neri.
MUSEI. Amsterdam: Stedelijk Museum; Basilea: Kunst Museum; Colonia: Collezione
Ludwig; Londra: Tate Gallery; New York: Museum of Modern Art; Parigi;
Musée National d’Art Modern; Mosca: Galleria Tret’jakov;
San Pietroburgo: Museo Russo e Museo del Teatro; Astrakhan; Ivanovo; Krasnodar;
Nizhnij-Novgorod; Samara; Sverdlovsk; Tula.
Uomo
che corre, 1920-1930 |
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Konstantin
Ivanovich Rudakov
San Pietroburgo 1891-(Leningrado) 1949
Pittore,
disegnatore, illustratore, scenografo, nasce in una famiglia di artisti:
suo padre era il decoratore del Teatro imperiale Mariinskij di San Pietroburgo.
Nel 1912, cerca d’iscriversi all’Accademia di Belle Arti,
ma non passa gli esami. Dopo un breve periodo alla Scuola d’ingegneria,
lavora presso lo studio di V. E. Savinskij, poi ha come maestri B. Kustodiev,
E. Lanseré e M. Dobuzhinskij, infine, nell’autunno del 1913,
entra alla facoltà di architettura dell’Accademia. L’anno
seguente si trasferisce alla facoltà di pittura, sotto la direzione
di D. Kardovskij (1914-1922). Nel 1923, comincia a lavorare come illustratore
e disegnatore di libri, collaborando a riviste e giornali satirici quali
“L’ippopotamo”, “Il cannone”, “Il
giornale rosso”, “L’ispettore”. Negli anni 1920-1930,
Rudakov mette a punto il proprio stile, che integra la tradizione classica
del disegno russo e la cultura pittorica francese.
Appartiene agli anni 1928-1932 una serie di litografie, disegni e acquarelli,
che Rudakov intitola NEP, tra umorismo e ironia, come i disegni L’imprenditore
privato (1927), La donna in nero, A teatro, La cantante, La coppia (1932).
Nello stesso periodo, crea una serie di acquarelli e acquaforti con il
titolo L’occidente, influenzato dai lavori dei pittori francesi
della fine dell’Ottocento. Significativi di questo ciclo La famiglia
dell’operaio, Disoccupati, Incidente sul lavoro (1932). Interessanti
le illustrazioni di libri per bambini quali Il telefono (1926), I musicanti
di Brema (1935), Schiaccianoci (1937).
Un posto importante nel lavoro di Rudakov hanno le illustrazioni dei romanzi
di E. Zola (La disfatta, nel 1935, Nanà, nel 1937) e di Guy de
Maupassant (La maison Tellier, Mont-Oriol, Bel-Ami, nel ’35, Una
vita, nel ’38). In questi ultimi lavori, Rudakov passa in rassegna
con ironia i tipi di Maupassant — l’uomo brillante e un po’
fatuo, che compie la scalata sociale attraverso le donne, la ragazza bella
e ingenua — e rende con pochi tratti l’atmosfera del mondo
che li circonda.
Negli anni della guerra, Rudakov s’ispira alla grande letteratura
russa. Ecco, dunque, i ritratti per Anna Karenina e Guerra e pace, di
L. Tolstoj, ecco la fine descrizione del protagonista del poema narrativo
Evgenij Onegin di A. Pushkin, o le scene volte a illustrare Padri e figli
e Nido di nobili (1948) di I. Turgenev, Don Chisciotte (1947-1949) di
Cervantes, La vera storia del cavalier des Grieux e di Manon Lescaut (1948)
di A. Prévost.
Nella sua vita, Rudakov ha illustrato più di ottanta libri di differenti
autori. Per molti anni ha insegnato all’Accademia di Belle Arti
di San Pietroburgo.
MUSEI. San Pietroburgo: Museo Russo.
Davanti
allo specchio, 1925-1932 |
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Vladimir
Evgrafovich Tatlin
Char’kov (Ucraina), 28 dicembre 1885-Mosca, 31 maggio 1953
Considerato
il fondatore del costruttivismo, nasce in una famiglia colta; il padre
aveva studiato ingegneria all’Istituto tecnico di San Pietroburgo
e la madre era poetessa. Dopo l’infanzia a Char’kov e una
fuga a Odessa, per imbarcarsi come mozzo su una nave mercantile alla volta
della Turchia e della Bulgaria, torna a Mosca nel 1902 e s’iscrive
alla Scuola di pittura, scultura e architettura. Nel 1903, viene espulso
per cattiva condotta. Fra il 1909 e il 1910, è riammesso e frequenta
i corsi di K. Korovin e V. Serov. Intanto, nel 1905, s’iscrive all’Istituto
d’arte di Penza e, nel 1910, consegue il diploma di disegno professionale.
Nell’estate 1909, s’imbarca nuovamente e visita numerosi paesi
nel Mediterraneo (Asia Minore, Africa, Grecia, Italia). Nel 1908, conosce
i fratelli Burljuk, i fratelli Vesnin e diventa amico di M. Larionov.
Espone insieme con lui, la Goncharova e Malevich alla mostra del “Fante
di quadri” (1910), alla seconda mostra dell’“Unione
dei giovani” (1911) e a quella della “Coda dell’asino”
(1912). I suoi soggetti sono per lo più lavoratori legati al mare.
Durante un soggiorno a San Pietroburgo, frequenta la Scuola di pittura,
disegno e scultura di M. Bernstein, dove incontra anche V. Lebedev.
Nel 1912, si allontana da Larionov e si unisce al “Fante di quadri”.
In seguito, invia le sue opere al “Mondo dell’arte”
e all’“Unione dei giovani”, da cui esce, insieme con
Malevich, l’anno seguente. Nel 1913, va a Berlino e a Parigi con
un gruppo folcloristico ucraino come suonatore di bandura. Qui, conosce
Picasso, da cui rimane impressionato, sopra tutto per le composizioni
e i collage polimaterici. Tornato in Russia, incomincia a sperimentare
nuove composizioni, che espone nel suo studio il 10 maggio 1914 con il
nome di composizioni statiche sintetiche. L’anno seguente, alle
mostre Tram V: prima mostra futurista di quadri, L’anno 1915 e 0,10,
a Pietrogrado, espone i contro-rilievi o rilievi dipinti, tra cui uno
su sfondo di gesso. A dicembre, espone i rilievi d’angolo o costruzioni
d’angolo, forse la prima volta in cui viene usato quel termine,
inventato probabilmente da Tatlin. Si tratta di “costruzioni”
che integrano lo spazio e la materia creando nuovi oggetti. In esse, Tatlin
usa bottiglie, scatole di latta, pezzi di vetro, chiodi e assi di legno,
gesso, cartone, mestica, catrame, anticipando le creazioni dei dadaisti
e di K. Schwitters. Tatlin presenta i suoi ultimi rilievi alla mostra
0,10 in un manifesto di sfida a quello diffuso contemporaneamente da Malevich
sul suprematismo. Il movimento costruttivista, che in un primo tempo si
raccoglie intorno a Tatlin, si dividerà, in seguito in diverse
correnti (quella “realista” dei fratelli A. Pevzner e N. Gabo,
per esempio; e quella “produttivista” di Larionov e Goncharova).
Nel 1916, Tatlin allestisce a Mosca un’esposizione intitolata Magazin
invitando a esporre Malevich e altri artisti, tra cui Lev Bruni (1894-1948).
L’anno seguente, il 1917, con A. Rodchenko e l’architetto-pittore
G. Jakulov lavora alle decorazioni per il Café Pittoresque, il
caffè degli artisti a Mosca; purtroppo, la maggior parte dei rilievi
di Tatlin è andata perduta.
Dal 1918 al 1920, insegna nei Liberi studi d’arte di Mosca, poi
in quelli di Pietrogrado (1919-1924), mentre lavora al progetto del Monumento
alla III Internazionale, che verrà presentato a Parigi nel 1925.
Il modello del monumento, mai realizzato, diventerà l’emblema
dell’avanguardia sovietica e gli farà vincere la medaglia
d’oro. Per due anni, insegna alla facoltà di pittura a Kiev
(1925-1927), poi, fino al 1930, a Mosca. Intanto, si dedica alla scenografia,
ai costumi, alla grafica, alla progettazione di oggetti di arredamento,
mobili, ceramiche, abiti, senza mai interrompere la sua ricerca, che culminerà
nella fantastica quanto impossibile macchina volante Letatlin (in russo,
letat’: volare), presentata a Mosca, nel 1932. Negli anni successivi,
intensifica il lavoro per il teatro, realizzando scene e costumi per una
quindicina di spettacoli.
A pochi artisti è toccato di avere la fama di Tatlin e, tuttavia,
di essere così poco conosciuto.
MUSEI. Mosca: Galleria Tret’jakov, Archivio centrale dello stato
di arte e letteratura, Museo Statale aerospaziale Zhukovskij, Museo centrale
di cultura musicale Glinka; San Pietroburgo: Museo Russo, Museo teatrale
A. Bachrushin; Kostroma; Pskov.
Tre
figure, 1917 |